lunedì 23 agosto 2010

Franco Pappalardo La Rosa, "Giorgio Luzzi, il caos e la forma", recensione di "Sciame di pietra" (Donzelli, 2009, pp. 118, eu. 14), apparsa su "Istmi", nn. 25-26, giugno 2010

   Anche nei testi poetici di questo Sciame di pietra,1 come in quelli delle precedenti raccolte di Giorgio Luzzi, Predario2 e Talia per pietà,3 il protagonista è un io (non lirico, anzi: decisamente antilirico) che, quando non si misuri con la Storia - e con i tranelli, le insidie, le obnubilazioni mentali e le inesorabili erosioni di essenza umana di cui vengono disseminati i suoi percorsi e le sue prospettive -, si propone alla stregua ora di interprete intransigente, ora di lucido testimone, degli sconquassi, delle tragedie, degli orrori, prodotti in serie da una società globalizzata, e delle connesse-avvertite sensazioni di coartazione delle volontà, di mercificazione dei corpi ("e il mondo è sempre un'armoniosa cura / di membra sfatte, di riordinati / crani e brandelli"4), delle coscienze e persino delle intelligenze individuali.

     Non a caso, gremendosi d'insepolti o dissepolti cadaveri,5 di ossa ripulite,6 di "tristi crani",7 di "scheletri sensati",8 di membra insanguinate, trapassate "da proiettili e mosche"9 et similia - il tutto inquadrato in uno scenario di "Sepolcrali città",10 di assedi, di "fortezze incenerite",11 di nuvole basse dalle quali "piove veleno",12 di "Pioggia e petrolio, incubi iridati",13 di "un sole storto",14 di morte già avvenuta o in atto ("si vedono spogliare cadaveri, difendere mura / bendare occhi, lacerare / camicie"15) -, lo sciame di pietra metaforizza il movimento franoso delle macerie, dei detriti, dei frantumi e delle polveri di un immane disastro: dell'eclissi per implosione di una civiltà, la nostra, con la sequela di incubi, d'angosce, di terrori che lo corredano ("E penso al mio terrore, a questi / miei versi che riverso / su un orizzonte luddita"16). Di cui la poesia di Luzzi fornisce una dolorante, puntuale rappresentazione, increspata dalla variatio dei molteplici registri tonali (dall'ironico giocoso17 al sarcastico,18 dal grottesco19 al paradossale,20 dal tragico21 al sublime malinconico22 o amaro23) proprî dell'ars rhetorica applicata al discorso inventivo-comunicativo.

     Si tratta di variatio dei registri tonali che visibilmente si esercita sulle forme del linguaggio, con il pregio, tra gli altri, di non deprivarle della consistenza dei contenuti rappresentati (poiché le res, inserite talora in vere e proprie elencazioni catalogali, intramano il reticolo linguistico della loro aguzza-materica nettezza di contorni24), non operando, in tal modo, alcuno svuotamento dei relativi sensi verbali. Sicché il procedimento inventivo, e i suoi esiti stilistici, mai trasmettono il sentimento di un'inappartenenza dell'io alla sostanza dell'universo stilizzato, ma, al contrario, ne delineano il pieno protagonismo. Che è, sì, spesso, un protagoniso un po' decentrato, ma non per questo meno umanamente compartecipe, meno immerso nel gorgo magmatico e infuocato (e bruciante) della vicenda - pertenga essa ad accadimenti storici oppure a fatti di cronaca personale o collettiva - che, di volta in volta, lo stesso io elabora e traduce in termini poetici. Da qui l'impressione, trapelante dal denso dettato versale, di una poesia di secondo grado: di una poesia, cioè, la cui scaturigine s'accentra su una forte emozione estetica, peraltro fulmineamente metaforizzata in giudizio critico, generata, oltre che da tensioni e scatti mentali-emozionali interiori, da congeniali stimoli esterni, culturali; aperta, comunque, ai soprassalti proditori della tenerezza e del cuore ("... è il mondo che ci passa vicino / come un camino acceso, un bambino / che dondoli l'umore aspro di canna"25).

     In simile ottica, i testi poetici di Sciame di pietra riservano uno spazio non piccolo ai tre principali tipi di predilezioni culturali, dai quali da sempre il fare inventivo luzziano attinge il suo più vigoroso nutrimento: la letteratura (i libri), la pittura e la musica. Nella raccolta, infatti, assai numerosi affiorano i richiami letterari espliciti o criptici (Il Capitale di Marx, Il Principe di Machiavelli, gli "omaggi" al Proust della Recherche e allo Shakespeare evocato in In partibus Hamleti e nei versi incipitali del quarto componimento della sezione Controsole carne,26 gli abbondanti eserghi, la quasi testuali citazione del tormentoso interrogativo leopardiano - "Questo / è il mondo?" - incastonata nel mezzo di Boul' Mich'); così come altrettanto numerose risultano essere i riferimenti alla pittura (di Tiepolo, Palma il Vecchio, Tiziano, Bosch, Goya, Matisse, Picasso, Kline, Hartung) e quelli alla musica (La messe des Pêcheurs di Gabriel Fauré, un Te Deum, un maestro dell'atonalità quale fu Anton von Webern, il "fandango", ricordato da Da Ponte nel suo libretto per Le nozze di Figaro, André Messager; e, poi, i Recitativi, le varie musiche per danza: "tip-tap o shimmy / pavana o satanassa, spirù, shake, ballo / liscio, gagliarda..."27). E ciò attesta come questa poesia fondi il suo discorso comunicativo su un canone d'interdisciplinarità, in cui entrano contestualmente in gioco, da un lato, la ricerca metaforica e il sottile filtro dell'ironia, alternati o frammisti ad una tensione etica drammatica, e, dall'altro, il calcolo ragionato della disposizione del linguaggio secondo uno schema strutturale e metrico teso a far emergere, insieme con il senso complessivo delle immagini, la loro implacabile evidenza, nel comune, ineludibile destino, coinvolgente l'io e ogni "cosa" del mondo, del Sein zum Tode: dell'essere per la morte.

     Ma la pittura, la musica, la letteratura altro non costituiscono che alcuni dei principali simboli dell'ingegno umano, riassuntivi del prezioso patrimonio di civiltà che l'io vede metaforicamente conservato in quei libri dei quali, con paralizzante terrore28 e a causa del perdurare nell'uomo della primitiva ferocia di homini lupus, si prefigura l'estinzione ("in faccia ai libri, al tramonto, senza un'idea / intrecciato, conserto, congelato, stretto / a un patrimonio estinto"29). Il che comporta l'urgenza, da parte di Luzzi, di ricondurre la poesia, in contrasto con le ricerche della Neoavanguardia30 in via programmatica finalizzate a distruggere il testo e i suoi significati, alla propria primaria possibilità di comunicare. Ecco perché, a differenza dello sperimentalismo neoavanguardistico, la stilizzazione di Sciame di pietra lascia sempre intravedere tanto lo svolgersi di uno sviluppo logico del senso dentro l'intramatura dei versi, quanto il rifiuto d'ogni eventuale condizionamento impostole dalla liricità della parola e della frase poetica, poiché essa sposta il linguaggio su un fronte di precipuo carattere narrativo, ove convergono figure della mente,31 immagini, intuizioni, schemi di rappresentazione, che fungono da organizzatori dell'esperienza conoscitiva.

     Semmai, a volte vi s'impone quell'impossibilità in sé di senso, già predicata dall'esistenzialismo, in cui la negazione, o, addirittura, la tentazione32 del silenzio ("l'amara libertà, / l'impeto di tacere"33), acquistano, antifrasticamente, valore di cosciente-residuale forma di resistenza, e quindi di strenua difesa, dell'umana dignità di continuo attentata da un vivere sociale, che ancora si fonda sul "lordo capitale", che produce e riversa nell'atmosfera tonnellate di mortifere micropolveri ("sgorga dalla nube piatta / green di catrame e cenere sospesa // di solfuri"34), che nasconde le "cronache di Gaza" e finge d'ignorare il perpetrarsi delle violenze, delle torture, delle stragi, delle "pioggerelle e risatine" scaricate dai caccia dei vari Mr. Olmert sugli inermi delle più disparate zone del pianeta.

     Nei testi di Sciame di pietra, insomma, c'è, dominante, il senso d'una natura vagheggiata nella sua, ormai impossibile, arcadia violata e orrendamente deturpata; c'è, ancora, quasi spasmodica, l'attesa (o, forse, la non del tutto dismessa speranza) di "qualcosa che ci porti / fuori da questa storia scritta";35 e c'è, soprattutto, la pietas nei confronti di un'umanità "disorientata", che stenta ogni giorno l'esistenza correndo, consapevole, verso il baratro del Nulla che è la morte. Sono questi, in stringata sintesi, i motivi che Luzzi, spesso con ilare disperazione (le sue versificazioni, per esempio, diventano "microcisti sintattiche, formicole peregrine"36), sa captare e potentemente stilizzare, grazie all'impiego di una scrittura poetica assai variata nei metri e nei ritmi, che non si vieta il recupero della parola anche preziosa, aulica, dotta,37 carica di suggestioni evocativo-rappresentative38 e di vis figurale,39 né rinuncia alle forme dialogate, alle rime, alle riprese anaforiche,40 ai giochi allitterativi41 o reiterativi (con incremento o decremento) di gruppi sillabici omofoni,42 adoperati, tutti, in direzione di una raffinatissima - e spaesante - costruzione delle immagini in funzione tonale.

                                                                                           Franco Pappalardo La Rosa

       NOTE

       1 Roma, Donzelli, 2009, pp. 118.
      2 Venezia, Marsilio, 1997.
      3 Milano, Scheiwiller, 2003.
      4 Cfr. 6 (cavallo), nella sequenza di Guernicana.
       5 "Corpi / ritornano a comparire tra il pietrame": Esprimono - si va.
       6 "ossa qui / compilate e serene, fuori orario, dopo / il lavoro e il pasto, ripulite, in ordine": L'ossa.
      7 Cfr., nella sezione Oiseau-Mort, "Il corpo, che molti vedrebbero felicemente trionfare".
      8 Totentanz. Si ponga pure attenzione al verso "Ha un filmato di scheletri la mente" (cfr. Dalmatica), che apre un significativo spiraglio sul muro delle ossessioni rappresentate dall'io.
      9 Dalmatica, cit.
    10 Ibidem.
    11 Ibidem.
    12 "Ho rivisto la poca ombra profonda", nella sezione Controsole carne.
    13 E' il penultimo verso della seconda strofe di E domani.
    14 Cfr. ivi, quarto verso della seconda strofe.
    15 Cfr. la quinta sequenza di Disastri. Nella sequenza successiva, il quadro tanatologico moltiplica ed accentua i suoi segni: "seppellire la carne, i monti / di corpi nudi, trovare / il tempo di interrare, nottetempo / scavare, cavare / togliere via le pietre più angolose / lasciare nicchie per le nuche...".
    16 Casa del terrore. Cfr. anche Notizie dallo sferisferio, Deposizione, Nome in pezzi e Basterra vide.
    17 Cfr. l'autoritratto abbozzato in Sogno del vecchio frescante.
    18 "Ma Lei, Mr. Olmert, / Lei è troppo vicino a noi, Lei ha / troppi completi nell'armadio, troppi sudici dollari / in banca / [...] e troppi / ha Lei piloti d'aria armati che tornano a sera / e baciano i bambini / e di giorno hanno scaricato pioggerelle e risatine / sul reddito irrisorio di tuguri palestini": Morietur
    19 "Al fondo / di una camera di tortura in disuso giocava, stridente rideva / un gruppo misto di canasta / con giarrettiere e bretelle": Notizie dallo sferisferio, cit.; "Quel cane che scoppiò dopo aver divorato una saponetta": Poesia dipinta alla maniera di Franz Kline.
    20 "come se dicessimo che questa è una pipa / o frasi come Aurora Aurorale o Pane Panico / necessarie a chi vede il corpo minacciosamente / avvicinarsi alle parole...": ibidem.
    21 "Fuggendo / noi li abbiamo sempre qui, prossimi, / quei nomi di un doppio dolore / i figli spariti e le madri argentine / che additano ancora il punto preciso dell'oceano / dove i figli furono pasto ai pesci, fasto / in un fast-food di generali di origine italiana": cfr. il componimento d'aperura della sezione Nome in pezzi, cit.
    22 "E il cuore / il grande ossessionato intravedeva / oltre il golfo nuove donne, nuovi modi / di ondeggiare e sorridere. / Ma questo / è ciò che non ho detto quarant'anni fa, quando avevamo / indulgenza e passione e il mondo / non era ancora un arido / sanguinante o incendiato / catalogo di zone": Il Tour entra in Rue Foch.
    23 "Ma quando siedi e guardi / con un numero stampato tra le ciglia e l'iride smarrita / e la provvista di carta quotidiana, quando siedi / con la tua razione di parole d'amore, / entra nel tuo scenario l'amara libertà, / l'impeto di tacere": sono i versi conclusivi del citato componimento d'apertura della sezione Nome in pezzi, cit.
    24 "ghiaia pietrisco sabbia humus terriccio / polvere": cfr. la sesta sequenza di Disastri, cit.
    25 Fistularia. Cfr. anche il componimento che principia con "Dal capolino delle susine. Là ti trovi. Tratti".
    26 "dormire, forse / morire".
    27 Le danze rovesciate.
    28 Com'è noto, Heidegger considera l'Angst, l'angoscia, uno stato d'animo ontologicamente rivelativo (perché, spaesandoci, ci fa esperire il Niente), non provocato da alcunché di preciso, e la distingue dalla paura (Furcht), che è - dice - sempre paura di qualcosa. Nella poesia di Luzzi, sintomaticamente compare (nel componimento che inizia con "C'era una sorta di catrame gassoso") il morfema Furcht.
     29 "in faccia ai libri, al tramonto, senza un'idea".
    30 Di cui, comunque, mantiene l'intarsio plurilinguistico.
     31 Anche corruschi guizzi di incubi: Cfr. Notizie dallo sferisferio, cit.
    32 E' chiaro che si tratta di una pura fictio.
    33 Cfr il primo componimento, cit., della sezione Nome in pezzi.
    34 Finis Asiae.
    35 Boulez di bosco.
    36 Casa del terrore, cit.
    37 Per esempio: "obliatori", "preclare", "manto", "vegliardi" "donneare", "racemo", "perigliosa", "piaggia", "ridda", "dipintore" "dòmini", "semprità", "macule", "frali", "bassure".
    38 "... Era dicembre alla sua fine, la luce / piombava fortissima, punitiva, sopra me, / rideva un vetro d'oro per l'anno congedato...": En calant de Cimietz.
    39 "Gridano / come vipere in parto le bandiere / dai tetti": secondo componimento di Finis Asiae, cit.; "Acciambellato / sull'anima cerbiatta": Erle; "Lei regge un complicato foulard che sembra volare via": Deposizione; "L'uomo si fa largo con le sue acciughe di Biscaglia / che luccicano al sole come morte nature": Pescatore basco 1937; "era stato l'occhio rosso del sigaro a spalancarsi nella notte": L'entomologo; "capelli mossi e bruni / che il vento maggese scuoteva": prima sequenza di Nome in pezzi, cit.; "Usava volgere sul cranio sudato e prelato / i pochi capelli di lato": quinta sequenza di Basterra vide, cit.
    40 "di rappresentare / di non parlare / di illuminare / di avvicinare...": settima sequenza di Guernicana, cit.; "sulla scala di legno / sulla scala di pietra": "E c'è ancora chi canta, poi si spoglia".
    41 "ridicoli ricordi": Gravius si congeda; "nel vino vivo": Heimkehr; "lastrici lasciati": Notizie dallo sferisferio, cit.;"fune ferrea": quinto componimento della sezione Controsole carne, cit.; "frenetico formicolare": sesto componimento della citata sezione Controsole carne; "Trillavano / trucioli di teologia": Basterra vide, cit.
    42 "uno spazio di barlumi e frantumi": Notizie dallo sferisferio, cit.; "tra lombo e spalla il lampo di un coltello": Le danze rovesciate, cit.; "a salve di sale salutata": Heimkher, cit.; "si roderà la roggia": E nella caligine dell'una, dal clamore; "caste in cataste": L'ossa, cit.; "Scavare, cavare": sesta sequenza di Disastri, cit.
 
 
                                                        



















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